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Vendita e acquisto libri antichi


La Libreria Xodo ha maturato negli anni una vasta esperienza e specializzazione nella vendita di libri antichi, soddisfacendo le più disparate richieste dei clienti appassionati della cultura di una volta. Visitando il nostro punto vendita, avrai la possibilità di acquistare libri non più diffusi nel mercato comune e di far stimare libri antichi conservati nella tua biblioteca personale.


Grazie ai servizi offerti dalla dott.ssa Barbara Xodo, infatti, è possibile ricevere in negozio stime e valutazioni professionali con tanto di rilascio di certificazioni: contatta la sede di Torino per informazioni e appuntamenti.

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    In-4° (22 x 15,5 cm), pp. (24), 516, (20), numerose testatine e finalini in xilografia, legatura in mezza pergamena con piatti in carta decorata, titolo su tassello al dorso. Lavori di tarlo al margine interno bianco di alcune carte, leggera gora di umidità al margine inferiore. 

    Seconda edizione (prima 1672) piuttosto rara di questa importante relazione di viaggi. Frate Vincenzo Maria (dei carmelitani scalzi, al secolo Antonio Murchio), a seguito di un viaggio compiuto intorno alla metà del XVII secolo attraverso India, Persia, Arabia, Armenia, Babilonia, Mesopotamia, Turchia, Malta e altri paesi, redasse questa vasta e ben documentata relazione ("una raccolta delle cose più rare dell'Oriente") descrivendo città e monumenti, religioni, idoli, santi e santoni, cerimonie, missioni, cibi, spezie, fauna, piante medicinali ecc. lì incontrati, con particolare attenzione all'India ed a Malabar, dove visse per almeno un anno. Pur citando i primi commentatori europei dell'India, la sua descrizione di Malabar è originale e attenta: viene dedicato poco spazio alle città portuali, mentre maggiori dettagli vengono forniti sulle zone più interne, scarsamente frequentate dagli europei (cfr. Lach, Asia in the making III, p. 892). 


    Choix d'Olschki n.19789; Vinciana 1404 "Curiosa relazione di viaggio: interess. il quarto libro che tratta in 26 cap. delle piante e degli animali delle Indie"; 



MURCHIO Vincenzo Maria de S. Caterina da Siena, Il Viaggio all'Indie Orientali. Con le osservationi, e successi nel medesimo, i costumi, riti di varie natione, & reconditissimi arcani de gentili; cavati consomma diligenza da loro scritti, con la descrittione degl'animali quadrupedi, serpenti, uccelli, e piante di quel mondo nuovo, con le loro virtù singolari.. In Venetia, Appresso Giacomo Zattoni, 1678.

 


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    In-4° (22 x 15,5 cm), pp. (24), 516, (20), numerose testatine e finalini in xilografia, legatura in mezza pergamena con piatti in carta decorata, titolo su tassello al dorso. Lavori di tarlo al margine interno bianco di alcune carte, leggera gora di umidità al margine inferiore. 

    Seconda edizione (prima 1672) piuttosto rara di questa importante relazione di viaggi. Frate Vincenzo Maria (dei carmelitani scalzi, al secolo Antonio Murchio), a seguito di un viaggio compiuto intorno alla metà del XVII secolo attraverso India, Persia, Arabia, Armenia, Babilonia, Mesopotamia, Turchia, Malta e altri paesi, redasse questa vasta e ben documentata relazione ("una raccolta delle cose più rare dell'Oriente") descrivendo città e monumenti, religioni, idoli, santi e santoni, cerimonie, missioni, cibi, spezie, fauna, piante medicinali ecc. lì incontrati, con particolare attenzione all'India ed a Malabar, dove visse per almeno un anno. Pur citando i primi commentatori europei dell'India, la sua descrizione di Malabar è originale e attenta: viene dedicato poco spazio alle città portuali, mentre maggiori dettagli vengono forniti sulle zone più interne, scarsamente frequentate dagli europei (cfr. Lach, Asia in the making III, p. 892). 


    Choix d'Olschki n.19789; Vinciana 1404 "Curiosa relazione di viaggio: interess. il quarto libro che tratta in 26 cap. delle piante e degli animali delle Indie"; 



LANCILLOTTI, Carlo. Guida alla chimica che per suo mezzo conduce gl'affetionati alle operationi sopra ogni corpo misto animale, minerale, o vegetabile. Dichiarando come s'estraggono i loro sali, ogli, essenze, magisterij, mercurij, &c. con il modo di fare varij colori, belletti, & altri rari secreti. Et in quest'vltima impressione ampliata di nuoue aggiunte, & figure. Opera utilssima a medici, speziali, alchimisti, pittori, orefici. Con la regola per mettere le figure a suo loco posta nel fine. Parte prima-terza.. In Venetia, per Iseppo Prodocimo, 1697.



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    Tre parti in un vol. in-16° (127 x 72 mm.), pp. (24), 188, (12), 126; (16), 226, 2 bianche, 20 tavv. f.t. in xilografia di alambicchi, forni, ecc... in realtà si tratta di una doppia suite di 10 incisioni ciascuna, che vengono tutte ripetute e collocate secondo la dettagliata "Regola per metter le Figure à suo loco posta nel fine", legatura coeva in piena pergamena a nervi passanti, titolo manoscritto al dorso. Manca la prima carta bianca e il rispettivo foglio bianco del piatto superiore.  Nel complesso buon esemplare. 


    Il Lancillotti "Fu chimico di molto nome a' suoi tempi, ebbe il titolo di Spargirico Ducale, e si sforzò di esplorar la natura de' Semplici, e di trarne i più sicuri rimedj, al qual fine, come dalle sue opere si raccoglie, non solo viaggiò per l'Italia, ma fu ancora in Francia, e singolarmente in Tolone, e in altri ancor più lontani paesi. Par nondimeno, ch'ei non fosse molto felice nelle sue cure, ed è piacevole, benché breve, la descrizione che di lui ci ha fatta il celebre Ramazzini: "Carolum Lancillottum Chymicum nostratem satis celebrem ego novi, tremulum, lippum, edentulum, anhelosum, putridum, ac solo visu medicamentis suis, Cosmeticis praesertim, quae venditabas, nomen ac famam detrahentem". Tiraboschi, "Biblioteca modenese", III, 70

    L'opera si suddivide in tre parti: la prima tratta dell'uso del fuoco, dei vari processi chimici (Corrosione, Precipitazione, Ignizione, Sublimazione, Distillazione, Putrefazione, Circolazione, Coagulazione, etc.), dei vari tipi di acque, olii, tinture, estratti, vini, spiriti, tartari, sali, etc.

    la seconda  descrive i Metalli, in particolare il Mercurio, e loro proprietà. Nella terza infine l'Autore discorre del Corpo umano, delle sue malattie e dei rimedi; degli Animali, degli uccelli e dei pesci e delle loro proprietà terapeutiche.  Interessante in quest'ultima parte la descrizione de rimedi utilizzando anche insetti, scorpioni, millepiedi e infine le api e il loro prodotti: miele e propoli. 

    L'Opera riscosse un grande successo e venne  ristampata a Modena nel 1679 e nel 1687 ed a Venezia nel 1697. 







     


PARE', Ambroise, Les oeuvres d’Ambroise Paré conseiller et premier Chirurgien du Roy. Douziesme edition revue et corrigee en plusieurs endroits & augmentee d'un ample traicte des fievres, tant en general qu'en particulier, & de la curation d'icelles, nouvellement trouve dans les manuscrits de l'autheur. Avec les voyages qu'il a faits en divers lieux et les pourtraits & figures, tant de l'anatomie que des instruments de chirurgie, & de plusieurs monstres. A Lyon, chez Iean Gregoire rue Merciere a l'enseigne de la, 1664


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    In folio, pp. (16), 852, (74), frontespizio con bella marca tipografica raffigurante 'La fama con trombe vola sul globo terrestre, monogramma I.G.', numerose illustrazioni xilografiche nel testo,  legatura coeva, dorso a sei nervi con titolo su tasselo al dorso e fregi in oro. Restauri alla cerniera superiore e alle cuffie, alcuni lavori di tarlo marginali senza intaccare il testo, da pagina 798 a 815 lavoro di tarlo al margine inferiore interno che lede alcune lettere.


    Considerato il padre della chirurgia moderna, Paré divenne chirurgo alla corte  di Enrico II, che lo fece nominare maestro chirurgo della confraternita di San Cosma (1554) nonostante l'avversione dei professori dell'École de Médecine, che vedevano in lui un uomo di scarsa cultura e un avversario dei metodi tradizionali; ricoprì la stessa carica con Francesco II e divenne (1562) primo chirurgo di Carlo IX e, successivamente, di Enrico III.

    La sua formazione fu essenzialmente pratica, si dice che seguì i corsi all’università parigina dell’Hôtel Dieu ma che per le sue modestissime finanze non potè conseguire l’esame finale e quindi si arruolò come barbiere nell’esercito, impegnato nella campagna in Italia ( tra Sacro Romano Impero di Carlo V e i sovrani francesi) .  Durante questo periodo accumulò una grande esperienza e fece le sue prime scoperte accrescendo la sua fama di medico. Numerose e notevoli furono le innovazioni che introdusse o che contribuì a introdurre nella tecnica chirurgica: ottenne buoni risultati sostituendo, nel trattamento delle ferite da arma da fuoco, l'applicazione di olio bollente di sambuco, secondo la tecnica di cauterizzazione sostenuta da Giovanni di Vigo con un unguento digestif (a base di tuorlo d'uovo, olio di rose, trementina e simili) per accelerare la suppurazione della ferita stessa; importante la tecnica di legatura dei vasi nelle amputazioni, già conosciuta nell'antichità, ma non più praticata da secoli, in sostituzione delle cauterizzazioni. Propose l'introduzione del trapano a corona e l'applicazione di cinti e protesi; eseguì con successo fino ad allora inconsueto l'operazione del labbro leporino. In ostetricia fu sostenitore del rivolgimento podalico nel parto difficile.

    In questo volume sono esposte tutte le sue opere che documentano le sue innumerevoli intuizioni, tra cui  la protesi della gamba o l’idea della mano artificiale ma risulta particolarmente affascinante per la parte dedicata ai cosi detti ‘mostri e prodigi.’  In questo testo l’autore indaga le cause che possono aver portato la Natura  a deviare dalla norma generando creature mostruose e deformi.  Egli, infatti, definisce  mostri i ‘fenomeni che appaiono al di fuori del corso della natura’ narrando di generazioni mostruose, di esseri con grandi deformazioni differenziandoli dai prodigi ‘che avvengono contro natura’, generati da unioni innaturali  tra uomo e animale. Si possono leggere di numerosi aneddoti e racconti di parti prodigiosi sia umani che animali, di esseri bizzarri, di aborti così come di fenomeni naturali allora incomprensibili. Il tutto impreziosito dalle bellissime e numerose  illustrazioni xilografiche.

    I testi del Paré, data la sua grande fama, si trovano spesso in pessime condizioni perché erano notevolmente consultati. La nostra copia pur risentendo delle molteplici consultazioni delle epoche passate risulta  fresca e fruibile in ogni parte.






BASAGLIA, F. a cura di, Morire di classe: la condizione manicomiale fotografata da Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin. Torino, Einaudi, 1969.





 

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    In-8° oblungo, pp. (84) con 62 fotografie in bianco e nero di Carla Cerati e Gianni Berengo Gardin, brossura editoriale illustrata. Alcune macchie puntinate alle prime 8 pagine del margine inferiore. Edizione originale. 


    Franco Basaglia, Antonio Slavich e un piccolo, almeno inizialmente, gruppo di operatori del settore avevano iniziato a scardinare la realtà manicomiale sostituendo la prassi dell’isolamento con quella della libertà e del rispetto, ma la società del tempo poco ne sapeva e ancora meno ne voleva sapere. Nacque così al gruppo l’idea di coinvolgere la fotografa Carla Cerati che a sua volta si rivolse a Gianni Berengo Gardin per una collaborazione. A loro si chiese di recarsi all’interno di alcuni manicomi per fotografare, per la prima volta, i pazienti internati e l’ambiente in cui essi si trovavano a vivere. Un compito assai arduo per le resistenze e le chiusure di un’istituzione che non voleva far trapelare nulla di quello che succedeva dentro. I fotografi si recarono a Gorizia, Firenze, Ferrara e Parma e le loro fotografie mostrarono il tremendo processo di disumanizzazione alla quale molte persone erano condannate. Dentro un’istituzione chiusa vivevano l'”inferno sulla terra”. Le immagini della Cerati e di Berengo Gardin rafforzarono le parole e le azioni di Basaglia e dei suoi collaboratori: il muro era stato squarciato. Le loro fotografie spalancavano gli occhi a chi, da quel momento, non poté più rimanere indifferente. Le immagini vennero utilizzate nel 1969 in un documentario libro intitolato Morire di Classe, la cui pubblicazione rappresentò un momento fondamentale nella storia dell’intero movimento contro i manicomi. Morire di classe è, infatti, allo stesso tempo un album fotografico politico e sociologico, un libro da leggere tanto quanto un libro da guardare, un reportage che diede un contributo fondamentale alla costruzione del movimento d’opinione che avrebbe portato, nel 1978, all’approvazione della legge 180/78.


    Parr & Badger, II, 246: «One of the first reportages from within a psychiatric asylum. In a way a pamphlet on the condition of people in mental hospitals».





     

Il libro - denuncia che ha cambiato

 la storia della salute mentale in Italia

Beardsley Aubrey ill. WILDE Oscar, Salomé. A Tragedy in One Act: Translated from the French of Oscar with sixteen dravings by Aubrey Beardsley. London, Jhon Lane, 1907. 



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    In-8° (21,5 x 17,5) cm, XVIII, 65, 16 splendide tavole su carta japon, legatura in tela verde con titolo in oro al dorso, piatto anteriore con con eleganti code di pavone impresse in oro. La  legatura  studiata da Beardsley venne inizialmente rifiutata dall'editore a favore di una più sobria con una piccola decorazione centrale con rose stilizzate,  la copertina rimase dunque in stato di abbozzo e venne ultimata e utilizzata da Lane nel 1904 per Under the Hill e solo nel 1907 per l'opera di Wilde  per cui era stata realizzata. 


    La Salomè di Wilde, dramma in un unico atto, fu pubblicata nel 1893 e poi tradotta e pubblicata in inglese l’anno successivo da Alfred Douglas. Nessun attore, per molti anni, volle rischiare di metterla in scena in Inghilterra; anche la prima rappresentazione parigina nel 1896 non fu un gran successo, né di pubblico né di critica. Con le illustrazioni in bianco e nero di Beardsley aggiunte per l’edizione inglese, il testo teatrale viene ulteriormente arricchito di rimandi simbolisti. La linea curva e serpentina, il sapiente uso dello spazio e i richiami alle xilografie erotiche giapponesi rendevano perfettamente la dimensione onirica e l’idea di perversione e orrore a cui Wilde mirava.


Un testo di profezie che preannuncia la Rivoluzione francese

Mirabilis liber qui prophetias revelationesque nec non res mirandas preteritas presentes et futura: aperte demonstrat... Paris, on les vend au Pellican en la rue sainct Jacques, 1525.


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    Mirabilis liber qui prophetias revelationesque nec non res mirandas preteritas presentes et futura: aperte demonstrat. ... In duas partes presens liber distinguetur: prima prophetias ... secunda vero & ultima gallico ydiomate inuentas enarrabit... segue: Sensuyt la seconde partie de ce livre.. Paris, on les vend au Pellican en la rue sainct Jacques, 1525

    Due parti in un vol. in-8° (cm. 15,7 x 9,9), cc.CX; XXV, (3), frontespizio entro cornice xilografica, testo su due colonne nella prima parte e la seconda su una sola colonna in scrittura "gotica bastarda".  Deliziosa ed elegante legatura in marocchino rosso, dorso liscio con titolo e piccoli fleurons dorati, ai piatti cornice lineare in oro e una seconda cornice di cerchi intrecciati in oro (tipica delle legature francesi eseguite dai Bozerian), filetto all’unghiatura, dentelle con motivo geometrico interna, sguardie marmorizzate, tagli dorati. Lavoro di tarlo al margine bianco inferiore delle prime 25 cc., senza intaccare il testo, splendido esemplare, assai fresco in bella legatura.

    Cantamessa 5096; Durbon, 6320.


    Il "Mirabilis liber (Mirabilis liber qui prophetias revelationesque, necnon res mirandas, preteritas, presentes et futuras, aperte demonstrat...)" è una popolare antologia di profezie sia antiche sia moderne scritta in forma anonima da santi e teologi cristiani. Il "Mirabilis liber" conteneva profezie di fuoco, peste, carestie, inondazioni, terremoti, siccità, comete, occupazioni brutali e sanguinose oppressioni. La prima parte in latino contiene i testi di Metodio, Agostino, la profezia della Sibilla, la "Pronosticatio" di J. Lichtenberger e i  "Vaticinia" di Gioachino da Fiore,...  la " Revelatio" di Savonarola etc.. La 2° parte, molto più rara, è in francese, contiene le profezie di Merlino (fine del XII secolo), nonché la famosa profezia attribuita a St. Césaire d'Arles famosa perchè si pensa annunci la Rivoluzione francese. 

    Tali previsioni lo resero estremamente popolare all'epoca della Rivoluzione francese, tanto che in molti cataloghi ottocenteschi era suggerito che il "Mirabilis liber" avesse anticipato la stessa Rivoluzione. Sorprendentemente, pare che il libro aveva previsto un'imminente invasione araba in Europa, l'avvento dell'Anticristo e la conseguente fine del mondo. Testo importante, tanto da essere stato fonte di ispirazione di Nostradamus per le sue profezie, quanto temuto dalla Chiesa che nel 1581 lo aggiunse all'Indice dei libri proibiti. 


Una delle piu eleganti e raffinate produzioni di Bodoni

De Rossi, Giovanni Gherardo, Scherzi poetici e pittorici. Parma, co' tipi bodoniani, 1795


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    In-8° real folio (22 x 14,5 cm.), cc. 53, ultimo foglio con dati tipografici e 41 belle tavv. f.t. incise in rame di Francesco Rosaspina colorate all'etrusco in nero e giallo, compreso il primo rame che rappresenta il frontespizio originale dell'opera con il titolo inciso datato Roma, 1794. Dedica a stampa da Alessandro de Souza e Holstein, firmata dal De Rossi, autore dei versi redatto in vario metro e con tema allegorico amoroso. Bella ed elagante legatura in piena pelle marezzata, dorso a cinque nervi, titolo su tassello e frgi in or, ai piatti triplice cornice lineare in oro con agli angoli fregi floreali, filetto lineare in oro all'unghiatura, dentelle interna. tagli in oro. Mancanza alla cuffia superiore, leggere usure agli angoli. Interno fresco. Firma di appartenenza di Giacinto Caissotti alla carta bianca.


    Una delle più eleganti e raffinate produzioni di Bodoni; le belle tavole a carattere mitologico-allegorico, finemente incise in rame da Texeira, sono colorate all’etrusca in nero e giallo. Dedica a stampa ad Alessandro de Souza e Holstein, Conte di Sanfrè e di Motta Isnardi. 

    De Lama II, 107: ”Si trovano degli esemplari coi 41 rami neri; altri coi medesimi coloriti all’etrusca; altri coi rami stampati in rosso pallido entro un arabesco nero…”. 

    Brooks, 601. De Lama II, 107.


La prima traccia scientificamente accertata dell'eziologia della scabbia.

G. Cosimo BONOMO Giacinto Cestoni, Osservazioni intorno a' pellicelli del corpo umano fatte dal dottor Gio. Cosimo Bonomo e da lui con altre osservazioni scritte in una lettera all'illustriss. sig. Francesco Redi. Firenze, Matini, 1687



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     In-4°;  (23 x18 cm); pp. (2), 16, 1 tavola incisa su rame da Francesco Nacci, in cui sono raffigurate 15 figure di insetti. cartonatura rustica, corpo del volume staccato dalla legatura, restauro integrativo al margine interno del frontespizio.


    Edizione originale e rara di questo opuscolo di grande importanza storico-scientifica contenente la prima descrizione dell'acaro riconosciuto come agente eziologico, e non più mera conseguenza della scabbia (acarus scabei).  L'Autore aveva inviato una lettera al Redi in cui esponeva la sua teoria sulla natura acarica della scabbia; e il Redi, dopo averla corretta ed integrata, aveva deciso in quello stesso anno di pubblicarla, contribuendo a divulgare questa importante scoperta: il Bonomo non solo individua la causa della scabbia ma dimostra per la prima volta nella storia della medicina che un organismo di dimensioni microscopiche è la causa di una malattia definita. Egli racconta che dopo aver osservato delle donne che scoppiavano le bollicelle acquaiole dei loro piccoli figliuoli rognosi e ne facevano uscire dei piccolissimi globetti bianchi, aveva deciso insieme al collega Giacinto Cestoni di osservarne uno al microscopio, facendo una incredibile scoperta: «ravvisammo con certezza indubitata, che egli era un minutissimo Bacherozzolino, somigliante in qualche parte alle Tartarughe; bianco di colore, con qualche solco d'ombra sul dorso, insieme con alcuni radi, e lunghi peluzzi, snello e agile al moto con sei piedi; acuto di testa con due cornicini.. come li si può vedere nella fig.I e nella fig. III'. Da  pag. 3 del testo. 

     Malgrado l'evidente importanza di questo studio scientifico, l'opera venne praticamente dimenticata fino alla ripresa delle ricerche in questo campo da parte di Renucci nel 1935. "A dimostrare la verità della natura del male, il Cestoni e il Bonomo condussero studi accuratissimi e prolungati, i quali si riassunsero nella celebre lettera scritta al Redi, 'in cui dettero conto delle loro osservazioni, non solo essi riuscitrono a mettere in evidenza l'intima correlazione tra la rogna e la presenza di acari sulla pelle, ma anche la presenza delle uova, il che era nettamente contrario al principio di generazione spontanea della putredine degli umori' (Pazzini, Storia dell'arte sanitaria, p. 1012-1015);  Garrison-Morton 4012; Friedman, The story of Scabies, NY, 1947, I-211/12; Belloni, Le "contagium vivum" avant Pasteur, pp. 10-11; Pusey, History of dermatology, pp. 44-45; Waller 1288; Wellcome Cat. II 201; Mieli I 122-127; Gamba 1811; Hagen I, 72; Hirsch I 624 e 868. 



BRESSANI, Francesco Giuseppe, Breve relatione d'alcune missioni de' PP. della Compagnia di Giesù nella Nuoua Francia del P. Francesco Gioseppe Bressani. In Macerata, Per gli heredi d'Agostino Grisei, 1653.


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    In-4° (200 x 145 mm), pp. (4), 127, (1), marca tipografica dei gesuiti al frontespizio, legatura in piena pergamena semi rigida posteriore, nervi passanti, titolo manoscritto al dorso.  Macchia al margine esterno bianco delle prime 9 pagine, lavoro di tarlo al margine superiore bianco da pag. 15 a pag. 56, nel complesso buon esemplare di questa rara descrizione della nuova Francia (Canada). Edizione originale  di quest'opera del gesuita Bressani che fornisce la prima descrizione generale in italiano delle missioni dei gesuiti in Canada presso le tribù degli Uroni e degli Irochesi. 


    Francesco Giuseppe Bressani, nato a Roma il 6 maggio del 1612. Entrato nella Compagnia di Gesù il 15 agosto 1626. Manifestata la sua volontà di farsi missionario, nel 1636 riuscì a farsi mandare a Parigi, nel collegio di Clermont, per prepararsi all’attività missionaria nelle colonie francesi del Canada. Il vascello approdò nella rada di Québec nel mese di luglio lasciando in terra canadese un uomo pieno di fervore missionario che nei seguenti due anni si calò nella realtà dei coloni francesi di Québec, in vista della sua prima spedizione tra i nativi. Il gesuita imparò la lingua algonchina e nel 1644 partì alla volta della piccola località di Trois-Rivières, ma sul fiume San Lorenzo, nella Georgian Bay, le canoe guidate dai sei indiani Huron e da un ragazzo francese si rovesciarono costringendo la piccola spedizione a un attracco fortunoso. A poche miglia da Fort Richelieu, padre Bressani e i suoi compagni furono attaccati e catturati da una banda di Irochesi, nemici acerrimi degli Huron, e vennero condotti da un villaggio all’altro della Nuova Olanda (l’attuale stato di New York). I continui trasferimenti si alternarono alle torture: a ogni tappa Bressani veniva infatti issato su una specie di palco e lì sottoposto, tra le altre cose, all’amputazione delle dita. La salvezza arrivò insperata grazie all’intervento degli olandesi, alleati commerciali di questa potente nazione pellerossa: padre Bressani venne riscattato da questi ultimi per pochi wampum (conchiglie equivalenti alla moneta). Una volta libero, il missionario tornò in Francia per ristabilirsi dalle numerose ferite ma non perse tempo. Raggiunto il 15 novembre 1644 il porto di La Rochelle in Francia, ripartì di nuovo per il Canada per tornare tra i suoi Huron. Padre Bressani riprese il lavoro missionario tra gli Uroni nella regione dei grandi laghi nell’autunno del 1645. Raggiunta l’Uronia (sulle coste della Georgian Bay), avviò la predicazione e le sue cicatrici lo aiutarono a farsi accettare benevolmente presso i nativi. Egli visse in questo lembo di terra bellissima, coperta da foreste secolari e attraversata da innumerevoli torrenti e fiumi, fino alla primavera del 1648. Durante gli otto anni in cui rimase nei territori del Nord America, Bressani compì però anche importanti rilevazioni geografiche e di mappatura della regione. Fu il primo europeo a descrivere con dovizia di particolari le cascate del Niagara.

    La Breve Relatione è suddivisa in tre parti. La prima descrive la geografia e la vegetazione del Canada e gli usi e costumi dei nativi. Entra nei dettagli descrivendo la società degli Uroni. Elenca le celebrazioni del loro cibo e delle feste, i loro canti e balli comuni, spiega le pratiche matrimoniali e le confronta con quelle degli antichi ebrei. Sottolinea che nel loro sistema di governo i capi tribù sono determinati per successione materna. Nel loro sistema di giustizia i reati di furto e omicidio sono trattati con multe e doni per riparazione. Descrive anche i molti ostacoli incontrati dai gesuiti: il clima rigido, le rapide e le cascate dei fiumi, i pericoli dei viaggi dovuti agli attacchi degli Irochesi, i problemi con le diverse lingue indiane, il conflitto con gli stregoni indiani e le pestilenze. La seconda descrive la conversione degli indigeni e le tante difficoltà incontrate dai gesuiti giunti a convertirli. Il terzo ci fornisce dettagli sulla sofferenza, la tortura e il martirio dei missionari, compresi quelli subiti dall'autore stesso.

    L'opera si inseriva tra le relazioni che i gesuiti pubblicavano annualmente in francese, ma si distingueva  da quest'ultime per la cura dedicata alla descrizione della natura del luogo e della "cultura" delle nazioni indiane, per lo sguardo d'insieme gettato sulle difficoltà, sui metodi e sugli scopi del lavoro missionario  e per la narrazione della vita e della morte dei suoi confratelli, che è alla base, di tutta la successiva agiografia. 


    Sabin 7734. Backer - Sommervogel II, 13. 



La prima descrizione generale in italiano delle missioni dei gesuiti in Canada presso le tribù degli Uroni e degli Irochesi.

Jacob, Nicolas Henri - Rados, Luigi, Storia naturale delle scimie e dei maki disegnati dal sig.r N.H. Jacobpro ed incise dal sig.r L. Rados, in cui vien rappresentata la figura di ciascuna specie, accompagnata d'un testo italiano, colla traduzione del medesimo nelle lingue francese e tedesca. Opera disposta con ordine dietro le scoperte dei piu rinomati naturalisti. Arricchita di schiarimenti relativi ai costumi, astuzie, nutrimenti... della maniera di dar loro la caccia...e sull'uso della loro carne in medicina. Milano, Artaria, Bettali, Ubicini, Hugues, 1814. 


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    In folio ( 43,5 x 31 cm), frontespizio inciso in bella  cornice architettonica con ai lati due maki che tendono lo stendardo con il titolo, dedicatoria al principe Eugenio Napoleone, Discorso preliminare su due carte, tre tavole numerate (III - IV -V), una tavola n.numerata, tavola di testo numerata VI che riguarda la razza delle scimmie divise in cinque classi, LXX tavole incise in rame ognuna preceduta da una tavola di testo nelle tre lingue indicate al frontespizio, seguono 17 tavole di testo incise e numerate LXXI - LXXXVIII , 2 pagine di indice, seguono nuovamente le 20 tavole di testo incise in lingua francese e tedesca numerate da LXXI a XCI, 2 pagine di indice, segue ' Dei lemuriani ossia maki propriamente detti' con frontespizio senza dati tipografici, 6 pagine di testo (3 in italiano 3 in francese e tedesco), XV tavole incise in rame, indice, al fondo sono stati rilegati la tavola di testo numerata IV e il secondo frontespizio. Legatura in mezza pelle blu con titoli e fregi in oro al dorso, la legatura si presume di qualche anno posteriore alla data di pubblicazione ma sempre XIX secolo. Al frontespizio, lieve strappo al margine bianco inferiore restaurato, le ultime 4 carte presentano un rinforzo cartaceo laterale senza intaccare mai il testo e alcune bruniture. La pagina di testo relativa al piccolo Cinocefalo tav. 9 presenta uno strappo lungo tutta la metà orizzontale della pagina, restaurato senza alcuna perdita, alla tavola LXIII integrazione cartacea del margine inferiore bianco. Nel complesso ottimo esemplare molto fresco di questa celebre edizione sulle scimmie e sui lemuri splendidamente illustrata dai disegni di Jacob Nicholas e incise dal parmense Luigi Radios, incisore e pittore formatosi all'Accademia di Belle Arti di Brera. Edizione identica alla prima che uscì nel 1812 a fascicoli. Edizione originale della parte dei Lemuri che uscì nel 1814. Affascinante storia naturale dal ricco apparato iconografico che rappresenta le scimmie conosciute fino a fine Settecento. Interesssante la parte nella quale viene descritto un coraggioso continuum scimmie-uomo che vuole rafforzare l’idea della natura animale della nostra specie (antropologia naturalistica). Le scimmie antropomorfe vengono classificate in base al loro prognatismo e l’orangutan, prima scimmia “ad altezza d’uomo”, «occupa quasi l’ultimo posto nella famiglia numerosa delle scimie». 

BRESSANI, Francesco Giuseppe, Breve relatione d'alcune missioni de' PP. della Compagnia di Giesù nella Nuoua Francia del P. Francesco Gioseppe Bressani. In Macerata, Per gli heredi d'Agostino Grisei, 1653.


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    In-4° (200 x 145 mm), pp. (4), 127, (1), marca tipografica dei gesuiti al frontespizio, legatura in piena pergamena semi rigida posteriore, nervi passanti, titolo manoscritto al dorso.  Macchia al margine esterno bianco delle prime 9 pagine, lavoro di tarlo al margine superiore bianco da pag. 15 a pag. 56, nel complesso buon esemplare di questa rara descrizione della nuova Francia (Canada). Edizione originale  di quest'opera del gesuita Bressani che fornisce la prima descrizione generale in italiano delle missioni dei gesuiti in Canada presso le tribù degli Uroni e degli Irochesi. 


    Francesco Giuseppe Bressani, nato a Roma il 6 maggio del 1612. Entrato nella Compagnia di Gesù il 15 agosto 1626. Manifestata la sua volontà di farsi missionario, nel 1636 riuscì a farsi mandare a Parigi, nel collegio di Clermont, per prepararsi all’attività missionaria nelle colonie francesi del Canada. Il vascello approdò nella rada di Québec nel mese di luglio lasciando in terra canadese un uomo pieno di fervore missionario che nei seguenti due anni si calò nella realtà dei coloni francesi di Québec, in vista della sua prima spedizione tra i nativi. Il gesuita imparò la lingua algonchina e nel 1644 partì alla volta della piccola località di Trois-Rivières, ma sul fiume San Lorenzo, nella Georgian Bay, le canoe guidate dai sei indiani Huron e da un ragazzo francese si rovesciarono costringendo la piccola spedizione a un attracco fortunoso. A poche miglia da Fort Richelieu, padre Bressani e i suoi compagni furono attaccati e catturati da una banda di Irochesi, nemici acerrimi degli Huron, e vennero condotti da un villaggio all’altro della Nuova Olanda (l’attuale stato di New York). I continui trasferimenti si alternarono alle torture: a ogni tappa Bressani veniva infatti issato su una specie di palco e lì sottoposto, tra le altre cose, all’amputazione delle dita. La salvezza arrivò insperata grazie all’intervento degli olandesi, alleati commerciali di questa potente nazione pellerossa: padre Bressani venne riscattato da questi ultimi per pochi wampum (conchiglie equivalenti alla moneta). Una volta libero, il missionario tornò in Francia per ristabilirsi dalle numerose ferite ma non perse tempo. Raggiunto il 15 novembre 1644 il porto di La Rochelle in Francia, ripartì di nuovo per il Canada per tornare tra i suoi Huron. Padre Bressani riprese il lavoro missionario tra gli Uroni nella regione dei grandi laghi nell’autunno del 1645. Raggiunta l’Uronia (sulle coste della Georgian Bay), avviò la predicazione e le sue cicatrici lo aiutarono a farsi accettare benevolmente presso i nativi. Egli visse in questo lembo di terra bellissima, coperta da foreste secolari e attraversata da innumerevoli torrenti e fiumi, fino alla primavera del 1648. Durante gli otto anni in cui rimase nei territori del Nord America, Bressani compì però anche importanti rilevazioni geografiche e di mappatura della regione. Fu il primo europeo a descrivere con dovizia di particolari le cascate del Niagara.

    La Breve Relatione è suddivisa in tre parti. La prima descrive la geografia e la vegetazione del Canada e gli usi e costumi dei nativi. Entra nei dettagli descrivendo la società degli Uroni. Elenca le celebrazioni del loro cibo e delle feste, i loro canti e balli comuni, spiega le pratiche matrimoniali e le confronta con quelle degli antichi ebrei. Sottolinea che nel loro sistema di governo i capi tribù sono determinati per successione materna. Nel loro sistema di giustizia i reati di furto e omicidio sono trattati con multe e doni per riparazione. Descrive anche i molti ostacoli incontrati dai gesuiti: il clima rigido, le rapide e le cascate dei fiumi, i pericoli dei viaggi dovuti agli attacchi degli Irochesi, i problemi con le diverse lingue indiane, il conflitto con gli stregoni indiani e le pestilenze. La seconda descrive la conversione degli indigeni e le tante difficoltà incontrate dai gesuiti giunti a convertirli. Il terzo ci fornisce dettagli sulla sofferenza, la tortura e il martirio dei missionari, compresi quelli subiti dall'autore stesso.

    L'opera si inseriva tra le relazioni che i gesuiti pubblicavano annualmente in francese, ma si distingueva  da quest'ultime per la cura dedicata alla descrizione della natura del luogo e della "cultura" delle nazioni indiane, per lo sguardo d'insieme gettato sulle difficoltà, sui metodi e sugli scopi del lavoro missionario  e per la narrazione della vita e della morte dei suoi confratelli, che è alla base, di tutta la successiva agiografia. 


    Sabin 7734. Backer - Sommervogel II, 13. 



La prima descrizione generale in italiano delle missioni dei gesuiti in Canada presso le tribù degli Uroni e degli Irochesi.

Raro e interessante testo sulla relazione del torneo tenuto in onore del passaggio di Margherita Aldobrandina, sposa al Duca Ranuccio Farnese di Parma e Piacenza con una bellissima tavola a tre parti mobili  che consentono il cambio di scenografia permettendo al lettore di diventare spettatore.

ZOPPIO, Melchiore, La montagna circea torneamento nel passaggio della Sereniss. Duchessa Donna Margherita Aldobrandina sposa del Sereniss. Ranuccio Farnese Duca di Parma e Piacenza Festeggiato in Bologna a XXVII giugno 1600. In Bologna, presso Gli Heredi di Giovanni Rossi, 1600.


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    In-8° (196 x 145 mm.), pp. 112,  titolo racchiuso in duplice cornice, testo racchiuso in cornice xilografica lineare, incisione nel testo  di Rinoceronte e una grande  tavola ripiegata f.t. con parti mobili  che permettono  un ruolo attivo al lettore - spettatore permettendo di cambiare la scenografia al centro della montagna con tre diversi scenari,  cartonatura alla bodoniana. Frontespizio con lieve mancanza ma ricostruita in prossimità della cornice lineare, ricostruzione dell'angolo esterno inferiore con interessamento di alcune lettere dei dati tipografici che risultano essere ricostruiti manualmente. Per il resto buon esemplare privo di bruniture. 

    Raro e interessante testo sulla relazione del torneo tenuto in onore del passaggio di Margherita Aldobrandina, sposa al Duca Ranuccio Farnese di Parma e Piacenza. Nel giugno 1600 l'organizzazione e direzione della solenne festa venne affidata all'Accademia dei Gelati  che ebbe l'occasione di esibirsi in una spettacolare opera - torneo. Oltre alla descrizione della prassi organizzativa che ci da impoortanti informazioni sui tipi di combattimento,  sull'inventore  del campo e delle macchine vi è la parte recitata del poeta con l'accompagnamento musicale. La trama allegorico drammatica  attribuita a Melchiorre Zoppio racconta  che  '... Circe, seguace di Venere,..., ha trasformato Pico, re di Laurento, in un usignolo poi di nuovo in essere umano privo però di ogni volontà  e costretto a vivere succube nella Reggia. Ma Apollo ha vaticinato che - sia di Circe il potere distrutto quando sposino tanti gigli e tante stelle (cit. pp. 15)- allusione agli emblemi dei Farnese e degli Aldobrandini. I cavalieri bolognesi combatteranno quindi per liberare Pico, prigioniero della grotta di Circe che sprigionerà sempre nuovi incantesimi e sortilegi finchè, sconfitto un terribile monoceronte, tra fragore di girandole pirotecniche si dissolverà come per incanto lasciando apparire la città di Parma (omaggio all'amore maritale e principesco)'.

    L'incisione con foro centrale che permette il cambio di tre diversi scenari ci restituisce l'aspetto della macchina principale costituita dalla grande montagna di Circe con la reggia al sommo e una spelonca al centro per il mutamento delle immagini. La montagna larga 70 piedi ( 26,60 metri) e alta 45 (17, 10 m) s'innalzava sul lato nord della piazza della Fontana e presentava nel mezzo una caverna di 36  per 36 piedi  (13,68 m).  Di fronte si sviluppava l'arena lunga 105 piedi (circa 40 metri) cinta per tre lati da palchi fatti a scaglioni.   ll testo riporta il nome del bolognese Gugliemo Fava quale inventore  'del campo e delle macchine'  e che si avvalse  della collaborazione dell'accademico Incolto, Vincenzo Fabretti.


    Deanna Lenzi, "Teatri ed anfiteatri a Bologna nei secoli XVI e XVII", in Barocco Romano e Barocco Italiano: Il teatro, l'effimero, l'allegoria, Roma, 1985, pp. 180-181. Cicognara 1407; Watanabe, 718 

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SAINT-MARTIN, Louis-Claude de, L'Homme de Désir par l'Auteur des Erreurs & de la Vérité. A Lyon, J. Sulpice Grabit, 1790



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    In-8°, pp. (4), 412, cartonatura alla bodoniana, titolo manoscritto (di mano posteriore) su tassello al dorso. Frontespizio e ultima carta controfondati, leggere gore marginali. Rara edizione originale. 


    Caillet 9774 : « On sait que l'Homme de Désir est l'une des oeuvres les plus admirables et les plus élevées du Philosophe Inconnu ; le penseur y trouvera matière à de longues et fructueuses méditations sur les lois secrètes des êtres, les nombres, la philosophie de l'univers, les harmonies occultes des choses, la culture de l'homme interne et la mise en oeuvre de ses facultés latentes ; sa lecture est profondément attachante. » 


    Louis-Claude de Saint-Martin nacque in una nobile famiglia di Amboise, in Turenna, in Francia, il 18 gennaio 1743. Manifestò molto presto una viva intelligenza, assetata d’idealismo e di sentimenti pii, che trovarono espressione durante la sua maturità, e fecero di lui non solo un grande mistico cristiano, ma anche uno dei personaggi più prestigiosi dell’illuminismo. Dedicò molti dei suoi anni agli studi esoterici e le sue ricerche mistiche. Uno dei suoi amici del circolo degli ufficiali era membro dell’Ordine degli Eletti Cohen di Martinès de Pasqually. Louis-Claude de Saint-Martin incontrò il Maestro Supremo dell’Ordine e fu subito sedotto dai suoi obiettivi e dalle sue istruzioni. Dopo aver ricevuto la preparazione voluta e dato le prove del suo merito, Louis-Claude de Saint-Martin fu iniziato nell’Ordine degli Eletti Cohen nell’anno 1765, all’età di 22 anni. Nel corso dei suoi numerosi anni di attività letteraria, Louis-Claude de Saint-Martin scrisse numerose opere, tra le quali: La Tavola Naturale dei rapporti esistenti tra Dio, l’Uomo e l’Universo; L’Uomo di Desiderio; Ecce Homo; L’Uomo Nuovo; Lo Spirito delle Cose; Il Ministero dell’Uomo-Spirito. Le opere di Saint-Martin hanno non solo lo scopo di spiegare la natura dell’uomo, ma anche quello di collegare tutte le nostre conoscenze al Principio di cui lo spirito umano può diventare il centro. Per lui, l’uomo deve abbandonare «il vecchio uomo», prendere in mano il proprio destino e non essere più l’Uomo del Torrente. Con la sua volontà, deve diventare l’Uomo di Desiderio e far nascere dentro di sè, grazie all’aiuto della Provvidenza, un Uomo Nuovo. Quando avrà raggiunto questo stato, attraverso una rigenerazione completa del suo essere ed una seconda nascita, ridiventerà l’Uomo-Spirito che era all’origine della Creazione. Allora, compirà il Ministero che l’Invisibile gli aveva affidato all’origine del mondo. Forte dei suoi diritti primitivi, potrà lavorare alla reintegrazione della Creazione nell’Uno. Gli scritti filosofici di Louis-Claude de Saint-Martin, sollevarono l’interesse dei suoi contemporanei. Per studiare i suoi insegnamenti, si formò un cerchio di discepoli conosciuto col nome di Società degli Intimi. Questa società lavorava alla spiritualità più pura. Saint-Martin accettava solo pochi membri, facendo uso di estrema prudenza.


Nuovo paragrafo

Da Vigo, Giovanni, La pratica vniversale in cirugia di m. Giovanni di Vico genouese. Di nuovo ristampata & corretta. Appresso vi è un bellissimo compendio che tratta dell'istessa materia, composto per M. Mariano Santo barolitano. Con due trattati di M. Gio. Andrea dalla Croce... Con alcuni istromenti in disegno. Et di nuouo aggiuntiui molti capitoli estratti dalle opere dell' eccellentissimo,... Leonardo Fiorauanti bolognese, ... Con la tavola di tutto quello che si contiene nell'opera. In Venetia, appresso Gio. Maria Bonelli, il giovene, 1576.




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    In-8° (206 x 150 mm.), pp. (8), 307, (1), bella marca tipografia al frontespizio e al colophon, caratteri in corsivo romano, bei capolettera e testatine in xilografia, alle ultime pagine xilografie n.t. raffigurani strumenti chirurgici. Legatura coeva in piena pergamena floscia, cerniere staccate, ultimi fogli in parte slegati. Nel complesso buon esemplare fresco. 


    Giovanni da Vigo (Rapallo, 1450 – Roma, 1525) è stato un medico e chirurgo italiano. A Savona, dove si trasferì conobbe ed entrò nelle grazie del cardinale Giuliano Della Rovere che, eletto papa nel 1503 col nome di Giulio II, lo volle con sé a Roma come suo chirurgo "colmandolo di ricchezze ed onori". Su richiesta dei suoi amici, più che per sua pgsonale iniziativa, come il D. tiene a precisare nel Prohemium, pose mano alla stesura della Practica in Chirurgia. Copiosa inarte chirurgica... che fu compiuta nell'arco di undici anni, dal 1503 al 1514, anno in cui uscì in una elegante edizione a Roma. 

    La Practica in chirurgia copiosa è divisa in nove libri: De anathomia; De apostematibus; De vulneribus; De uiceribus; De morbo gallico et iuncturarum doloribus; De fractura et dislocatione; De natura iimplicium et eorum posse; Antidotarium de resolutivis, maturativis, repercussivis simplicibus et compositis ac nonnullis aliis secretis nostris ... ; De nonnullis additionibus pro operis complemento (sitratta delle febbri dei naviganti, dei coito e dei problemi ad esso connessi, "de maleficiatibus", dei capelli e dell'adatto trattamento per evitarne licaduta, l'imbiancamento, e. numerosi altri problemi). A unanime parere, degli storici della medicina, in essa sono contenute scoperte ed intuizioni di grande importanza. Il D. vi afferma il valore dei metodo empirico sperimentale, della diretta osservazione dei corpi e dello studio dei cadaveri. Notevoli sono le sue opinioni attorno al cervello umano che egli sostiene essere in relazione con la massa del corpo e che considera fonte di molte operazioni come immaginazione, intellezione, memoria, abbozzandone una localizzazione. Interessanti sono gli accenni alla circolazione dei sangue e molto importante, per il seguito che ebbe, il suo metodo per legare le vene e le arterie. Larga fortuna godettero i suoi suggerimenti farinacologici per la cura delle ferite sia intern i e che esterne e, a questo riguardò, particolarmente importante è stato considerato il libro terzo De vulneribus dove egli riassume gli esiti delle sue esperienze nel campo delle ferite causate da arma da fuoco. Per le lesioni dei cranio praticava la trapanazione con strumenti di sua invenzione e per la cura del cancro prevedeva l'estirpazione con tutte le sue radici e vene. Nel libro settimo fornì poi una ricca rassegna in ordine alfabetico delle piante medicinali di cui descrisse con minuziosità virtù e caratteristiche, dando prova delle sue notevoli conoscenze in fatto di botanica. Diede altresì un contributo fondamentale alla diagnosi e terapia della sifilide per cui prescriveva l'impiego del mercurio. Larghissima fu la fortuna di quest'opera che conobbe una quarantina di edizioni e traduzioni.



Cervantes Saavedra, Miguel de., Vida y hechos del Ingenioso Caballero Don Quixote de la Mancha. Nueva edición. repartida en quatro Tomos en octavo para la mayor comodidad, corregida e ilsutrada con quarenta y quatro estampas.. Madrid, Por Manuel Martín, 1782




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    4 voll.in-16° (150 x 105 mm.), pp. (30), 301, (4); (4), 484, (6); (20), 450, (9); (4), 387, (9), quattro curiose antiporte con bella marca tipografica in xilografia, quattro frontespizi e 44 illustrazioni di gusto popolare a mezza pagina n.t., legatura dell'epoca con nervi passanti, titolo manoscritto al dorso. Affascinante e genuina copia, alcuni lavori di tarlo ad alcune pagine dei volumi con perdita in taluni casi di alcune lettere, nel complesso buona copia. 

    Queste edizioni popolari, edite tra 1765 e il 1782, vennero vendute in forma ambulante, permettendo che questo capolavoro letterario spagnolo penetrasse nella cultura popolare dell'epoca, a diverse classi sociali e livelli culturali. Queste edizioni popolari sono diventato oggi rare, soprattutto in queste condizioni. 

    Palau 52026



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